UniPa e ANBSC insieme per accelerare la rigenerazione dei beni sequestrati alle mafie. Al via la fase operativa dell’accordo quadro

Data:
16 Dicembre 2025

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Dare nuova vita ai beni confiscati alle mafie non è più solo un obiettivo, ma un percorso operativo concreto. A Palermo, grazie alla firma, nello scorso mese di maggio, dell’accordo quadro tra l’Università degli Studi di Palermo (UniPa) e l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC), si inaugura una tappa significativa di questo percorso.

Nella storica cornice dello Steri si è tenuto oggi il primo incontro operativo affinché l’accordo possa trasformarsi in uno strumento concreto per contribuire alla valorizzazione e alla restituzione alla comunità dei beni sottratti alla criminalità organizzata.

La Sicilia, che da sola ospita oltre il 38 % dei beni immobili sequestrati e confiscati in Italia, diventa un banco di prova per una questione di valenza nazionale, che richiede un approccio sinergico e multidisciplinare per superare i numerosi ostacoli che, purtroppo, rallentano la piena applicazione degli strumenti del sequestro e della confisca.

“L’Università – ha dichiarato il Rettore, prof. Massimo Midiri – deve essere non soltanto un presidio di legalità, ma soprattutto un motore di trasformazione concreta. Questo accordo rappresenta una scelta strategica: utilizzare la ricerca, le competenze e la formazione per accompagnare i beni confiscati e sequestrati in un percorso di rigenerazione reale, restituendoli ai cittadini e rafforzando il tessuto sociale dei nostri territori. Oggi iniziamo la fase operativa: un passo decisivo per contribuire a velocizzare i processi, migliorare la qualità degli interventi e garantire che questi beni diventino risorse per le comunità.”

Anche la Direttrice dell’ANBSC, Prefetto Maria Rosaria Laganà, ha sottolineato l’importanza dell’intesa, evidenziando come l’accordo quadro rappresenti un segnale forte dell’impegno istituzionale per attivare percorsi di rigenerazione che non siano solo teorici, ma che producano impatti reali sui territori. La collaborazione con l’Università ci permetterà di integrare competenze accademiche e operative per accelerare i tempi di destinazione dei beni confiscati e promuovere progetti che favoriscano inclusione sociale, sostenibilità e sviluppo locale.

L’accordo, i cui referenti sono per UniPa la Professoressa Maria Luisa Germanà e per l’ANBSC il Dott. Cosimo Antonica, apre la strada a una serie di attività, tra cui ricerche, progetti pilota, attività formative e studi avanzati sulla classificazione, gestione, rigenerazione e riuso dei beni confiscati.

L’obiettivo è duplice: accelerare il processo di destinazione dei beni e formare nuove professionalità qualificate su un tema cruciale per lo sviluppo del Mezzogiorno e per la cultura della legalità. Durante l’incontro, diversi dipartimenti dell’ateneo hanno presentato iniziative già avviate e nuove proposte, spaziando dall’architettura alla giurisprudenza, dalle scienze sociali all’ingegneria, dall’agroalimentare all’economia.

“È una sfida culturale prima ancora che tecnica e amministrativa – hanno concluso la Professoressa Germanà e il Dottor Antonica –. Rigenerare i beni confiscati significa attribuire nuovi significati, costruire legami sociali, restituire luoghi alle comunità, trasformando simboli di illegalità in occasioni di crescita. È un percorso trasversale che coinvolge settori e professionalità diverse.”

L’accordo quadro, della durata quinquennale, permetterà di attivare programmi di ricerca, master, corsi di alta formazione e progetti integrati con l’ambizione di contribuire a trasformare ciò che era simbolo di potere illegale in luoghi di innovazione, partecipazione e sviluppo civile.